Il toponimo si ritiene provenga, per la prima parte, dall'antroponimo latino "Nervinius" ( probabilmente un proprietario di terre nella zona), mentre, la seconda parte, fu aggiunta in seguito e fa riferimento ai duri scontri che videro coinvolto il centro durante la Guerra del 1915-1918. Comune in provincia di Treviso, posto tra la pianura ed i colli di Susegana, Nervesa offre molte possibilità di entrare in contatto con la natura incontaminata delle sue foreste, in particolare percorrendo la via pedemontana.
La colonizzazione della zona da parte dei Romani, oltre che dal toponimo, è provata dal rinvenimento di diversi reperti. Il territorio fu suddiviso in centurie e vi fu edificato con molta probabilità un fortilizio. Il centro risulta citato per la prima volta in un documento risalente all'anno 954, epoca in cui il territorio fu donato dall'imperatore ai Collalto, conti ai quali il paese fu per lungo tempo legato. Seguì il dominio da parte della Repubblica di Venezia, che durò fino alla conquista napoleonica, ed il regno asburgico. Con l'annessione all'Italia il patrimonio boschivo subì danni irreparabili a seguito delle nuove disposizione normative che lo avevano suddiviso e concesso alle famiglie povere della zona. Il paese fu raso al suolo durante la Prima Guerra Mondiale e furono distrutteate l'abbazia, la chiesa parrocchiale di origini cinquecentesche ed eleganti ville, tra cui la seicentesca villa Soderini, abbellita da affreschi del Tiepolo.
Da vedere:
L'antica abbazia di Sant'Eustachio fu fondata nella prima metà dell'XI secolo dai Conti di Treviso, appare citata in una bolla papale risalente all'anno 1062. La sua funzione ebbe fine con l'avvento di Napoleone in Veneto; durante la Prima Guerra Mondiale fu gravemente danneggiata ed oggi di essa rimangono solo alcune parti. È nota perchè Monsignor della Casa, a metà del Cinquecento, vi scrisse due opere, tra cui il famoso Galateo.
La chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista, presenta una facciata in stile neoclassico nella quale si distinguono due corpi: quello inferiore, arricchito da eleganti semicolonne con capitello e greche, quella superiore, ampia quanto la larghezza della navata centrale, decorata da un arco cieco, da semicolonne e da un timpano.Il campanile, posto lateralmente, presenta sezione quadrata e struttura massiccia; il corpo principale, inciso da lesene, crea con la cella campanaria strutturata su due livelli, e la copertura quasi sferica su in cima, un effetto cromatico davvero gradevole.
La parrocchiale di Sant'Urbano nella frazione Bavaria, di antiche origini, fu ampliata nella prima metà del XIX secolo. Conserva al suo interno un altare marmoreo proveniente dalla certosa del Montello.
Il Sacrario del Montello raccoglie le spoglie dei soldati, sia italiani che austriaci, periti nella battaglia del Solstizio, durante la Prima Guerra Mondiale.