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Oristano

Descrizione

Situata nella parte settentrionale della pianura del Campidano, la città di Oristano fu abitata sin dal Neolitico, mentre alcuni insediamenti dell'età del Bronzo sono stati riportati alla luce nel vico Ammirato e alle pendici del monte Arci, presso il nuraghe Baumendula e presso il nuraghe del Rimedio, nell'area bagnata dalla parte terminale del fiume Tirso.
fu capitale del giudicato d'Arborea e conobbe in età medioevale un notevole sviluppo urbano ed economico. Nel 1478 cadde nelle mani degli Aragonesi e visse un lungo periodo di decadenza che portò, nel Seicento, al quasi totale spopolamento della città. Nel 1718, con l'intera isola, entrò a far parte del Regno di Sardegna. La rinascita, nel Novecento, ha portato all'abbattimento delle mura e dopo la promozione a capoluogo di provincia la città ha assunto un aspetto più moderno.
La cattedrale di Santa Maria, eretta in forme romaniche su un precedente edificio bizantino nel XII secolo, conserva due splendidi plutei marmorei con Leoni che adunghiano cerbiatti e Daniele nella fossa dei leoni, rilavorati nel retro da uno scultore catalano in occasione dell'ampliamento della cattedrale e della costruzione del transetto gotico. Di questo rimane la cappella del Santissimo o del Rimedio. Nel suo altare si venera la statua in pietra della Madonna col Bambino, scolpita da un artista catalano nel XIV secolo. In una cappella laterale si custodisce la statua lignea dell'Annunciata (attribuita a Francesco di Valdambrino, scultore toscano degli inizi del XV secolo). Tra il 1729 e il 1745 la chiesa fu ricostruita integralmente, con l'aggiunta ottocentesca dei bracci del transetto in stile neoclassico su progetto del Cominotti. Nel cosiddetto Archivietto (XVII secolo) si conservano, oltre ai plutei, due picchiotti in bronzo con testa leonina firmati dal maestro Placentinus e datati nel 1228. Si segnala per importanza anche una serie di codici miniati con testi di canto gregoriano arricchiti da preziose miniature, i più antichi dei quali risalgono al XIII secolo. Sulla piazza si eleva isolata la monumentale torre campanaria, conclusa da una cupola su progetto dell'ingegnere militare sabaudo Davisto, nelle forme del Barocchetto piemontese.
Nella chiesa di San Francesco si conserva invece il Cristo di Nicodemo, scultura in legno che rientra nella tipologia dei crocefissi gotici dolorosi. Nella vicina piazza Eleonora d'Arborea si innalza il monumento ottocentesco dedicato alla famosa giudicessa che, alla fine del Trecento, promulgò la Carta de Logu, codice giuridico che venne a lungo applicato in tutta l'isola.
La torre medioevale di San Cristoforo (o di Mariano) ancora conserva la campana bronzea quattrocentesca che scandiva gli avvenimenti della comunità. Di grande rilievo il complesso monumentale della chiesa e convento del Carmine, edificati nel corso del Settecento su progetto dell'architetto sabaudo Giuseppe Viana, intervento omogeneo per stile architettonico e decorazione interna (stucchi, ferri battuti, marmi intarsiati).
Rilevante è anche l'Antiquarium Arborense, che ospita due tavole del Retablo di San Martino (XV secolo) e importanti raccolte di reperti archeologici dall'età preistorica a quella bizantina, provenienti in particolare dall'area oristanese.

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