Roseto Valfortore, anticamente Rosito, prende il nome dalla presenza, diffusa sul suo territorio sin dall' antichità, della rosa canina e dal fiume Fortore, che nasce ad est del paese e ne solca la valle.
Il paese è adagiato su un pendio della valle del Fortore ed è un borgo sufficientemente ben conservato. L' aspetto è tipicamente medievale, con una piazza centrale da cui si irraggiano tutti i vicoli. In fondo ad ogni vicolo c'è una porta che veniva chiusa al tramonto, a protezione del borgo.
Nei boschi che circondano Roseto abbondano i fiori e il tartufo nero. Per questa ragione il paese è detto "città del miele e del tartufo".
Dai documenti storici la prima volta che compare il nome "Rosito" è l' anno 752. Tuttavia il ritrovamento di un cippo funerario romano databile intorno al I sec. d.C. è la prova di una presenza antropica ben antecedente. Sotto la dominazione normanna, appartenne alla contea di Ariano poi a Guglielmo il Guiscardo, duca di Puglia. Vari feudatari si alternarono nel possesso del feudo tra questi Bartolomeo III che acquisì i diritti feudali nel 1497 e portò il borgo al massimo splendore. Fu proprio Bartolomeo Di Capua a far costruire la Chiesa Madre, che maestosa sorge adiacente alla Piazza Vecchia, e il Palazzo Marchesale poco distante.
Ciò che salta all' occhio, ad una visita anche frettolosa, è la maestria degli scalpellini rosetani; lo si deduce dagli splendidi portali, colonne e bassorilievi che per secoli questi valenti artigiani forgiarono utilizzando la pietra locale, tratta dalla vicina cava posta a sud del paese.