Antica colonia greca di Hipponion, situata in un punto strategico del Mediterraneo, con una visuale che spazia da Capo Palinuro in Campania alle isole Eolie in Sicilia, Vibo Valentia fu poi conquistata dai Romani che le diedero il nome di Valentia.
Con la caduta dell'Impero Romano fu fortificata dai Bizantini, ma le incursioni saracene del X secolo distrussero gran parte della città. Fu ricostruita da Federico II di Svevia che la chiamò Monteleone di Calabria (nome che fu mutato nell'attuale solo nel 1928).
All'estremità nord della cittadina sorge il castello normanno-svevo, sede di uno dei più importanti Musei Archeologici della Calabria, dove si può ammirare una delle cinque laminette auree esistenti al mondo, preziosa testimonianza dei riti orfici (questa laminetta, in particolare, presenta incise "le istruzioni" affinchè l'anima possa giungere con certezza in un luogo di beatitudine). Il Castello, costruito da Ruggiero il Normanno con materiale tratto dai templi dell'acropoli di Hipponion, aveva la funzione di proteggere il porto di Bivona dalle incursioni piratesche. Il maniero venne, poi, ampliato e rafforzato dagli angioini. Fortemente danneggiato dal terremoto del 1783, fu trasformato in carcere dai Borbone, prima di essere restaurato per ospitare il Museo Archeologico.
Interessanti sono i resti di vestigia greche e romane, in particolare le mura greche (VI-V sec. a.C.), tracce di un tempio dorico (risalente al VI sec. a.C.) e le fondamenta di altri due edifici di culto, un impianto termale di epoca romana ed alcune ville.
Di notevole impatto artistico è anche il Duomo, in stile barocco, edificato nel Seicento sui resti di un'antica basilica bizantina del IX secolo. L'interno, decorato di stucchi, custodisce, un gruppo marmoreo cinquecentesco raffigurante la Madonna della Neve, un altare ricomposto nel 1811 con marmi rari provenienti dal ciborio di Serra San Bruno e un bel Crocifisso cinquecentesco.
Meritano una visita anche la Chiesa di Santa Maria degli Angeeli, col bel crocifisso ligneo, e la Chiesa di San Michele, raro esempio di architettura rinascimentale al sud, la Chiesa dello Spirito Santo, edificata nel 1579 e la Chiesa Santa Maria la Nova, che custodisce il sarcofago del duca Ettore Pignatelli ed un prezioso marmo del Gagini.