Arco (Arch in tedesco) è un comune della provincia di Trento, situato a nord della piana dell'Alto Garda, all'imbocco della valle del fiume Sarca. Sebbene le prime fonti documentate che attestano l'esistenza del borgo risalgano al Medioevo, importanti reperti archeologici confermano la presenza in loco di insediamenti umani sin dal Mesolitico e dal Neolitico. Splendide anche le statue-stele antropomorfe risalenti all'Età del Rame. Evidenti e degni di nota sono anche le tracce del passaggio romano, nonché quelle della dominazione longobarda. Nel XII secolo il borgo passò alla famiglia più potente della zona gli Arco; tuttavia la popolazione, composta da un'importante presenza borghese, creò ben presto una realtà comunale, con propri statuti, che in più occasioni riuscì a frenare lo strapotere dei conti d'Arco. Passò, poi, ai Visconti, agli Scaligeri, alla Serenissima Repubblica di Venezia, all'Impero Austriaco e, dopo la I Guerra Mondiale, fu annesso al Regno d'Italia.
Siti di interesse:
- il castello, antico maniero dei conti di Arco, di cui oggi resta l'imponente torre merlata. Costruito per scopi difensivi già prima dell'anno Mille, divenne in breve una vera e propria cittadella fortificata. Il periodo di decadenza si registra a cavallo tra Cinquecento e Seicento, quando i signori di arco fecero costruire residenze più comode e meno spartane. Fu abbandonato nel settecento e solo grazie ad un'accurata opera di restauro avvenuta nel 1986 è stato possibile recuperare un pregevole ciclo di affreschi raffigurante dame e cavalieri di epoca medievale.
- la Collegiata, situata al centro della città e realizzata nei primi anni del Seicento sui resti di una preesistente chiesa di origine romanica. L'imponente facciata domina Piazza Tre Novembre; si accede all'edificio attraverso un bel portone con formelle in legno raffiguranti scene di vita della Madonna. L'interno è ad una sola navata, con uno splendido pavimento in marmo. Ricchissima di pregevoli monumenti (la cantoria in legno di Giacomo Benedetti, altari di Domenico Rossi e dei fratelli Benedetti, una pala d'altare del pittore manierista Domenico Brusasorci), presenta due pietre tombali: una riservata ai conti d'Arco ed un'altra ai canonici della collegiata; su quest'ultima, in particolare, sono poste le insegne borboniche dei tre gigli in quanto, per alcuni anni, fu qui sepolto Francesco II di Borbone, ultimo monarca del Regno di Napoli, morto in esilio ad Arco nel 1894, mentre era ospite del cognato Alberto d'Asburgo.
- il Santuario della Madonna delle Grazie, di origini quattrocentesche, sebbene abbia subito numerosi rimaneggiamenti nei secoli successivi.
- la Chiesetta romanica di Sant'Apollinare, al cui interno posso essere ancora ammirati affreschi coevi all'epoca di fondazione;
- la Chiesa di San Martino (XVI secolo);
- la Chiesa di San Rocco (XIV secolo);
- l'Eremo di San Paolo e quello dei Santi Giacomo e Silvestro al Monte;
- Palazzo Nuovo, già citato in un documento nel 1462, presenta un ampio cortile interno, lastricato con ciottoli di fiume, sul quale si affacciano poggioli interni, in pietra, sorretti da splendide mensole monolitiche. Sotto il Palazzo Nuovo vi sono profonde cantine, tra cui l'antica "Caneva della Vernazza" ricordata già nel Cinquecento. Il portale in pietra sul lato Sud, a fianco dei portici, reca la versione più antica dello stemma dei d'Arco; un arco solo, posto verticalmente.
- Palazzo San Pietro (o Marchetti) di epoca cinquecentesca, al cui interno sono conservati mirabili affreschi di diversi pittori;
- Palazzo di Piazza, oggi sede del Municipio cittadino, un tempo era anch'esso una residenza della famiglia d'arco.
- Palazzo del Termine (o della Lega), con belle sale affrescate e dipinti anche all'esterno dell'edificio;
- Palazzo dei Panni, edificato verso la fine del Seicento, fu trasformato in lanificio nel XVIII secolo, una volta che fu acquistato dal sacerdote Giambattista Marosi, per far fronte ad una grave crisi economica. Utilizzato per diversi scopi nei secoli successivi, attualmente, dopo un attento restauro, è sede della Biblioteca Civica Bruno Emmert, bibliofilo di Arco, e dell'Atelier Giovanni Segantini.