Il toponimo potrebbe derivare dal latino "alnus" (ontano). E' un comune montano che sorge all'imbocco della Valle di Champorcher, sul lato sinistro del torrente Ayasse, sulla destra orografica della Dora Baltea. L'abitato si estende su tutta la piana di fronte al forte di Bard e gode di un clima particolarmente mite che favorisce le coltivazioni di vigneti, frutteti ed orti. Oltre alle attività agricole, recentemente, nella zona si sono diffuse piccole attività industriali. Tra le specialità gastronomiche il paese offre un particolare tipo di pane: la micooula, pane di segala arricchito di castagne, noci, uva passa, fichi secchi o scaglie di cioccolato già conosciuto in epoca medievale.
La presenza dell'uomo ad Hone risale alla tarda età del Bronzo e all'età del Ferro: ne sono prova le tracce di sentieri, le rocce recanti incisioni e le tracce di abitazioni preistoriche. Da recenti studi si evince la probabile presenza romana in zona. Durante il Medioevo il territorio di Hone appartenne alla potente famiglia dei Bard, mentre nella seconda metà del Duecento fu diviso tra i Savoia ed i signori di Pont Saint Martin. Nel 1592 il duca di Savoia concesse la sua zona di giurisdizione ai nobili Bruyset e nel 1684 al conte Marelli. Nel comune si diffusero attività legate allo sfruttamento degli insediamenti metallurgici: fucine e fonderie in un primo momento, industrie metallurgiche vere e proprie in seguito, tra cui la Fabrique des clous, nata al principio del Novecento.
Da vedere:
La parrocchiale di San Giorgio. La data di edificazione non è nota, venne citata in un documento storico del 1412 e descritta in maniera simile a come si presenta attualmente. Durante il XVIII secolo si decise l'ampliamento della struttura, ritenuta insufficiente dato il numero dei fedeli, e fu così, agli inizi del 1700, aggiunto un coro, qualche anno più tardi una sacrestia, nel 1836 si procedette alla ristrutturazione e risistemazione dell'interno edificio, considerato strutturalmente irregolare. L'interno si presenta a tre navate, le decorazioni pittoriche sono state eseguite dai fratelli Artari di Vèrres, l'altare maggiore con bassorilievi, colonne e statue di santi è del 1722 ed è da attribuire ai valsesiani Gilardi, dello stesso periodo e degli stessi autori l'altare dedicato a Sant'Antonio abate, l'altare della Vergine del Rosario risale al 1835, è opera dello scultore Giacomo Baldarelli, cui si deve anche il pulpito ottagonale in noce, realizzato nel 1837, sui cui pannelli è raffigurata la leggenda di San Giorgio, la porta d'ingresso e la tribuna per la cantoria, sulla cui balaustra sono rappresentate immagini degli apostoli, furono iniziate dal Baldarelli e terminate da Giacomo Molino. Il campanile attuale sostituì il precedente di epoca medievale e fu realizzato nel 1730.
Il Museo di arte sacra, allestito all'interno della chiesa raccoglie opere provenienti per la maggior parte dalle cappelle della zona, tra cui un bassorilievo raffigurante San Giorgio risalente al XV secolo, la statua di Santa Margherita della seconda metà del XVIII secolo, la statua di Nostra Signora delle Vittorie del 1623, dei santi Grato, Giuseppe e Michele del XVIII secolo, un bassorilievo in legno del XVI secolo raffigurante la Madonna della Misericordia, suppellettili settecentesche, reliquiari del XVII-XVIII secolo e paramenti dello stesso periodo.
La cappella Vareyna, situata al centro del paese, fu edificata nel 1632, conserva al suo interno un altare del 1829.
La cappella di San Rocco a Priod costruita nel 1665 e riedificata nelle forme attuali nel 1901, al suo interno un altare in marmo bianco di Carrara.
La cappella di Santa Lucia, già esistente nel 1745, fu ricostruita agli inizi del Novecento.
La cappella di Biel nell'omonimo villaggio, dedicata a Sant'Antonio da Padova e già esistente nel 1666, fu ricostruita nel 1684.
La cappella di Courtil nell'omonimo villaggio è dedicata a Santa Margherita, fu costruita nel 1775 ed ampliata nel 1900.
La cappella di San Grato nei pressi di Hone, costruita nella prima metà del XVIII secolo ed ampliata nel 1864.
Il palazzo Marelli, situato accanto alla chiesa parrocchiale, è una dimora feudale di fine Seicento appartenuta alla famiglia omonima.